Sul numero di settembre Medico e Bambino pubblica un Editoriale e il Digest sulla frequenza al nido e la relazione con le malattie croniche gli effetti sullo sviluppo cognitivo e sociale complessivo del bambino.
Scrive Giorgio Tamburlini: “Il rapporto del pediatra con il nido è strutturalmente conflittuale: beate le infezioni che portano clienti o piuttosto maledette le infezioni che intasano la sala d’aspetto e generano richieste di visita domiciliare? Non vi è alcun dubbio che la frequenza del nido aumenta l’incidenza di infezioni, in particolare quelle delle prime vie respiratorie, e quindi costituisce causa indiretta di prestazioni, sia presso i PdF che i PS ospedalieri, e grande consumo di antipiretici, antibiotici, e altri presidi da banco. Più studi peraltro confermano quello che il pediatra ha sempre detto al genitore, e cioè che la frequenza al nido prima dei 3 anni, se aumenta la frequenza di infezioni nei primi anni, riduce quella negli anni successivi. Consiglio dettato dal senso comune e che trova facile base razionale nei nostri paradigmi epidemiologici e fisiopatologici.
Più complessa, e molto più interessante, diventa la questione se si va invece a rovistare, nel rapporto tra frequenza al nido e malattie croniche.
L’evidenza di un effetto protettivo della frequenza precoce al nido nei confronti dei tumori dell’infanzia – in particolare, ma non solo, delle leucemie – e per l‘asma è molto forte ed è piuttosto elevata anche per il diabete di tipo 1.
Tutto questo può essere ricondotto a una spiegazione in qualche modo simile. I conti tornano, infatti, per un qualsiasi razionale che preveda che l’esposizione precoce alle infezioni abbia un effetto in qualche modo immunoregolatore che tenga a bada “brecce” o “fughe in avanti” della risposta immune ancora in via di assestamento. Sui meccanismi precisi di questa immunoregolazione indotta dall’esposizione alle infezioni c’è ancora ampio dibattito, e ipotesi anche molto lontane tra loro.
Oltre ai dati sulle infezioni precoci che risparmiano quelle tardive, e all’effetto protettivo sulle malattie croniche, vi sono, e sono ancora più importanti, gli effetti sullo sviluppo cognitivo e sociale complessivo del bambino, dimostrati da una gran messe di studi, gli ultimi dei quali addirittura trovano differenze nello stato di salute a fine adolescenza. Un effetto indiretto dell’essere più sapienti e più equilibrati, che si traduce nell’essere anche più sani”.
Tenendo conto che se la salute è importante, e certo importantissimo è diminuire il rischio di patologie gravi, ancora più importante è assicurare ai bambini un ambiente che offra loro opportunità di crescita e di sviluppo cognitivo, emotivo e relazionale. Sarebbe il caso che il nostro Governo, le nostre Regioni e Comuni impegnassero più risorse per questo fondamentale investimento.
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