La psicomotricità educativa può rivelarsi utile per tutti i bambini, in particolare per quelli timidi e insicuri perché migliora la fiducia in se stessi e negli altri, oltre alla capacità di comunicare. E’ indicata anche per i bimbi molto vivaci che fanno fatica a concentrarsi.
E’ una disciplina che , attraverso il movimento ed il gioco, aiuta i bambini a rendere più armonici il corpo, le emozioni e gli aspetti cognitivi. Aiuta, inoltre, a prevenire disturbi della coordinazione motoria e dell’equilibrio che sono sempre più frequenti tra i bambini.
La psicomotricità è rivolta principalmente ai bambini perché, per loro, il linguaggio corporeo è più importante rispetto a quello espresso attraverso le parole.
I bambini, infatti, esprimono le loro emozioni e le loro paure attraverso il corpo e per questo la psicomotricità è una disciplina che aiuta a sviluppare l’equilibrio personale ed armonizzare le diverse aree di sviluppo ed è indicata tra i due ed i sei anni di vita, quando si ha la maggiore crescita del cervello e la maggiore possibilità di apprendimento di tutti gli schemi motori.
Non solo , i neuropsichiatri infantili la consigliano come terapia per i bambini con disabilità o ritardi dello sviluppo e bambini con sindromi .
Questa pratica aiuta i bambini ad avere fiducia in se stessi, a migliorare la concentrazione e ad essere più sereni portando in equilibrio corpo e mente.I bambini arrivano ad “avere maggiore capacità di concentrazione anche a scuola e riescono a comunicare con gli altri in sicurezza e tranquillità,” assicura Bonifacio, neuropsichiatra infantile.“Oggi questo lavoro è più che mai utile – continua Bonifacio – L’uso dei dispositivi digitali in tenera età allontana infatti i bambini dall’esperienza corporea, che va invece recuperata perché nei primi anni di vita è fondamentale per il loro sviluppo”.
Bisogna fare distinzione tra psicomotricità educativa e neuropsicomotricità dell’età riabilitativa.
La neuropsicomotricità riabilitativa, la neuropsicomotricità viene prescritta ai bambini con disabilità, ritardi e disturbi di sviluppo, tra i quali autismo. Il terapista lavora in equipe in strutture pubbliche,private e/o ospedaliere. Si tratta di un lavoro complesso che comprende il coinvolgimento di tutta la famiglia. Per esempio quando si occupa di un bambino autistico, il lavoro del terapista consiste nel conoscerlo, nello scoprire i suoi punti di forza, nel trovare modi di comunicazione alternativi al linguaggio e poi “spiegare ai genitori come ‘funziona’ il bambino e come comunicare con lui ” dice Bonifacio.
“Aiuta quindi non solo il piccolo, ma tutta la famiglia a trovare un nuovo equilibrio.
Il professionista è un terapista della neuropsicomotricità dell’età evolutiva. Per avere questo titolo deve aver seguito un corso di laurea di primo livello presso la facoltà di medicina
Psicomotricità educativa invece è adatta a tutti ma soprattutto ai bambini timidi, insicuri o con difficoltà di concentrazione. I corsi sono collettivi e si svolgono nelle scuole o nei centri di psicomotricità e in alcuni centri sportivi”.
Data la quantità dell’offerta di corsi di psicomotricità educativa, come giudicare se uno è più o meno all’altezza?
I genitori devono verificare che lo psicomotricista sia effettivamente tale avendo svolto una formazione adeguata. “Il percorso formativo ideale di uno psicomotricista è una laurea di primo livello, più un percorso formativo post laurea di 2400 ore, realizzato in un master o una scuola di psicomotricità,” dice Bonifacio, che dal 2012 al 2014 è stato anche presidente di ANUPI Educazione, la neonata Associazione degli Psicomotricisti di area educativa.
La qualifica ovviamente non basta per fare un buon psicomotricista. “Lo psicomotricista dovrà essere in grado di instaurare con i bambini un rapporto di empatia, senza giudicare ma accogliendo l’individualità e la specificità di ciascuno.
Si metterà sullo stesso piano dei bambini (solitamente veste in tuta, si rotola per terra), li rassicura e comunica con loro, ascolta i loro bisogni. Aiuta così i bambini a individuare le proprie capacità, a trovare una propria identità e a sviluppare armonicamente la propria personalità,” spiega Bonifacio. I percorsi psicomotori vengono proposti in spazi appositamente attrezzati per l’esperienza sensomotoria e simbolica, con cuscinoni, materassi, materiali per travestimenti e caratterizzati anche da un’area dedicata all’espressione creativa, attrezzati per disegnare, fare costruzioni e manipolazioni, alla conclusione del percorso esperienziale diretto.
Auguriamoci che questa disciplina entri al più presto nelle scuole .
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